PRESENTATI ANCHE I RISULTATI DEL PROGETTO SUSTAIN4FOOD
12 novembre 2021 – Produrre rispettando le indicazioni della nuova strategia dell’Unione europea Farm to Fork e cioè riduzione del 50% dell’impiego della chimica nei campi e raggiungimento del 25% di superficie agricola investita a biologico: è questa la strada segnata per lo sviluppo dell’agricoltura italiana ed europea, settore che deve fare i conti con la difficile concorrenza, in termini di costi e sicurezza, dei Paesi terzi, e con la necessità di rafforzare i redditi degli agricoltori. Il Veneto con 48mila ettari vocati al bio (+25,4% in tre anni) registra buone performance e di crescita. Lo confermano le elaborazioni di Coldiretti che evidenziano anche l’adesione al sistema di produzione biologica di migliaia di operatori che hanno scelto questo indirizzo produttivo dal vitivinicolo all’ortofrutta, dalle grandi colture fino agli allevamenti. Con un patrimonio agroalimentare d’eccellenza, il Veneto si pone come regione pioniera con una esperienza d’avanguardia rappresentata dalla Rete Cluster Biologico Veneto che oggi a Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, ha presentato i risultati dell’attività triennale. È in questa dimensione che si può concretizzare un equilibrio tra produzione primaria e industria.
Ai lavori introdotti dal Prof. Luciano Gamberini dell’Università di Padova ha partecipato anche l’Assessore allo Sviluppo Economico Roberto Marcato. Il Cluster Biologico guidato da Coldiretti Veneto e qui rappresentato dal Presidente Martino Cerantola, raggruppa, infatti, una settantina di realtà tra soggetti privati, istituzionali impegnati in una filiera che prevede produzione, trasformazione, distribuzione dei prodotti compresi i servizi e la ricerca applicata. La presenza dei docenti degli atenei veneti come Padova e Verona dà spessore ai progetti avviati. I Proff. Massimo De Marchi e Luca Bargelloni dell’Università di Padova insieme a Fabio Favati dell’Università di Verona hanno esposto infatti i risultati intermedi del progetto SustaIn4Food (Sustainability and Innovation for Food), finanziato dal POR FESR 2014-2020, con due parole chiave: sostenibilità e innovazione attraverso cui vengono identificati i campi di azione dell’impegno della RIR.
Nel primo ambito (sostenibilità) fanno parte le azioni di progetto che riguardano il comparto delle utilities, ossia monitoraggio, riduzione dell’utilizzo dell’acqua ed identificazione di Water Footprint, gestione fanghi e reflui, pre-ingrasso delle vongole; al secondo ambito (innovazione) appartengono le azioni che si occupano dell’identificazione di prodotti funzionali fortificati per la presenza di iodio e lattoferrina, del monitoraggio della presenza di microplastiche, nello sviluppo di sistemi on-line per la misurazione della qualità della carne e nell’identificazione di nuovi packaging sostenibili.
Nella seconda parte del seminario, una tavola rotonda moderata dal direttore de ‘Il Giornale di Vicenza’ Luca Ancetti ha dato operativa testimonianza degli sforzi profusi anche dagli imprenditori illuminati. Dagli ospiti Alessandro De Rocco presidente di Azove Sac, Pierantonio Sgambaro del Pastificio Sgambaro Spa, Gianni Rachello del Molino Rachello srl, Samuele Trestini docente dell’Università di Padova e Diego Begalli dell’Università di Verona è emersa l’attenzione alla valorizzazione della distintività e della biodiversità così come è fondamentale l’importanza delle scelte del consumatore. Per questo è necessario comunicare bene motivazioni e punti di forza, perché solo con il supporto dei cittadini-consumatori e della buona politica “la partita dell’innovazione non solo la possiamo giocare, ma anche vincere”.